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Il triangolo del decision making

Ottobre 2025

Quando prendiamo decisioni importanti non siamo “computer con le gambe”. Siamo persone: sotto stress, con informazioni, spesso, incomplete e, soprattutto, con emozioni che spingono, frenano, distorcono. In questi contesti per decidere in fretta la mente usa euristiche, scorciatoie cognitive efficienti ma imperfette: riducono lo sforzo, velocizzano la scelta, però possono introdurre bias sistematici. È il prezzo (spesso nascosto) della rapidità.

Il triangolo delle decisioni

Quando l’emozione sale che sia fretta, ansia o entusiasmo, il cervello cerca sollievo passando in “modalità scorciatoia”: usa regole rapide per decidere senza consumare troppe risorse. La scorciatoia funziona perché semplifica: riduce alternative, seleziona pochi indizi, mette a fuoco una sola interpretazione. Questa semplificazione abbassa l’ansia e ci fa muovere, ma taglia pezzi di realtà: dati scomodi, ipotesi concorrenti, prospettive diverse.

Se la scelta così ottenuta è miope, l’esito delude e genera nuove emozioni negative, che alimentano di nuovo il bisogno di scorciatoie: il triangolo si auto-rinforza.

Capire questo circuito aiuta a usarlo con consapevolezza: riconoscere l’emozione, sospettare la scorciatoia, e riaprire un attimo il quadro prima di decidere.

In più giudizi e azioni nascono nell’interazione con l’ambiente e con gli altri: pensieri, emozioni e comportamenti si influenzano a vicenda. La qualità delle nostre decisioni, quindi, dipende da come percepiamo le situazioni (schemi, regole, rappresentazioni) e dalle emozioni che viviamo. Con risorse limitate, la mente evita processi “algoritmici” complessi e ricorre a scorciatoie mentali: utili, ma non infallibili. Le più note? rappresentatività, disponibilità, ancoraggio/aggiustamento; inoltre il modo in cui un’opzione è presentata (framing) può spostarci verso scelte diverse pur a parità di contenuto.

In breve: l’emozione accende la scorciatoia; la scorciatoia semplifica; la semplificazione può deviare.

4 effetti emotivi che piegano (silenziosamente) le tue decisioni

1) Le prime impressioni che “pesano troppo”. Nelle riunioni e nelle valutazioni, l’effetto di priorità fa sì che le informazioni iniziali guidino l’interpretazione delle successive. Simpatia/antipatia al primo impatto fissano cornici difficili da ribaltare, si dice del resto “mi piace a pelle”.

2) Attribuzioni sbilanciate: colpa “a loro”, scuse “a noi” Con l’errore fondamentale di attribuzione tendiamo a spiegare il comportamento altrui con “tratti” ignorando i contesti; per noi stessi facciamo il contrario. Rabbia o irritazione amplificano questa distorsione.

3) Le cornici emotive che cambiano la scelta (framing) La stessa opzione, presentata come guadagno o perdita, attiva emozioni diverse e può capovolgere la preferenza. Ecco perché la comunicazione interna influenza davvero le decisioni operative.

4) I bias “figli” dell’emozione

Sappiamo che i bias sono più di 100, vediamone tre ad alto impatto emotivo.

Negativity bias: i segnali negativi pesano più dei positivi → strategie difensive, status quo.

Optimism bias: sovrastima delle probabilità favorevoli → sottostima dei rischi.

Present bias: preferenza per gratificazioni immediate o per non agire/iper-agire per regolare l’ansia.

Prima di decidere: 5 mosse veloci

  1. Spacchetta il problema Distingui in tre colonne: dati certi, ipotesi/letture, stato emotivo. Evita di mescolarli.
  2. Cambia prospettiva Riguarda la scelta una volta come “opportunità da cogliere” e una volta come “rischio da evitare”. Se la preferenza oscilla, c’è un effetto di cornice.
  3. Sgancia l’“idea-prima” Individua il primo numero/argomento comparso in riunione. Rifai la stima come se non l’avessi mai sentito.
  4. Dai voce a tutti (rapido giro tavolo) Un minuto a testa, nessun dibattito, chi guida parla per ultimo. Così non si resta intrappolati nella prima impressione.
  5. Due cause, non una Scrivi una spiegazione “per caratteristiche della persona” e una “per condizioni del contesto”. Verifica quale è supportata meglio dai fatti.

Micro-check lampo: stai dando troppo peso a ciò che ricordiamo solo perché recente o vivido?

Dopo aver deciso: 2 controlli che salvano i tuoi progetti

  1. Premortem emotivo. Immagina che tra 6 mesi la scelta si sia rivelata sbagliata: quali segnali e quali reazioni emotive di oggi avremmo ignorato?
  2. Registro degli errori utili. Separa gli errori da evitare da quelli “di apprendimento”. Tieni un log con cosa è emerso e cosa hai/avete corretto: riduce la paura di agire e accelera i miglioramenti.

Quando le emozioni aiutano

Non demonizziamole: l’emozione è segnale di valore. In incertezza e scarsità di tempo, le euristiche sono spesso strategie efficienti: ignorano parte dell’informazione per rendere la decisione più rapida e spesso abbastanza buona. Il punto è sapere quando fidarsi della scorciatoia e come darle un corrimano.

Autrice: Lucilla Rizzini

Founder di @Ellecubica & Direttrice del Master in Coaching riconosciuto da AICP

Professional Certified Coach (PCC) ICF

Autrice “Motivati si diventa” edito da Guerini Next.

Se vuoi lavorare sul tuo decision making o quello del tuo team scrivi a coaching@ellecubica.it, possiamo farlo con il coaching dinamico.

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