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La leadership fa tre cose

Novembre 2025

Tolta la patina eroica, la leadership torna al suo centro operativo: è la funzione che coordina obiettivi, persone e metodo, tenendo insieme performance e relazioni. È la regia che consente a un gruppo di trasformare intenzioni in risultati, curando clima e comunicazione lungo le fasi di sviluppo del team. Senza questa regia, gli obiettivi restano sulla carta e le relazioni si sfilacciano.

Nel lavoro di gruppo sette sono le variabili che fanno davvero la differenza: obiettivo, metodo, ruolo, leadership, comunicazione, clima, sviluppo.

Non sono parole d’ordine astratte: sono snodi concreti che vanno orchestrati perché si parlino tra loro. La leadership è appunto la cerniera di questo insieme: assicura che gli obiettivi siano chiari, che i metodi decisionali siano coerenti, che i ruoli siano assegnati per competenza e che il gruppo evolva senza perdere senso e qualità delle relazioni.

Definirla “coordinamento” non la riduce: la precisa.

Coordinare significa bilanciare membership (i bisogni e le motivazioni dei singoli) e groupship (i bisogni del gruppo come soggetto con identità e priorità proprie). È un equilibrio dinamico: il leader formale dispone del mandato organizzativo, ma può, e spesso deve, appoggiarsi a leader informali per sostenere il coordinamento quotidiano e l’avanzamento degli obiettivi.

Sul piano operativo, “coordinare” non equivale a “controllare”.

La distinzione classica resta utile: management è far accadere le cose nel modo giusto, leadership è orientare persone e contesto verso le cose giuste. In pratica, è influenza volontaria: chiedere (e ottenere) che, per un tratto, le priorità individuali vengano sospese a favore di uno scopo condiviso.

Questa influenza poggia su tre piani:

  1. intellettuale (idee, criteri, visione)
  2. relazionale (ascolto, coinvolgimento, fiducia)
  3. realizzativo(decisioni, processi, esecuzione).

Cosa fa, ogni giorno, una leadership di coordinamento

Perché il coordinamento è la vera prova della leadership

Pensare la leadership come coordinamento aiuta a leggere tre rischi tipici:

  1. obiettivi senza metodo: quando il “cosa” è chiaro ma manca il “come”, il gruppo si frammenta; la leadership deve definire criteri, tempi, passaggi e momenti di verifica.
  2. Ruoli senza comunicazione: ruoli anche ben disegnati si inceppano se scarseggiano scambio e negoziazione di significati; serve una comunicazione che tenga insieme contenuto, relazione e innovazione.
  3. Clima senza sviluppo: benessere e “calore” sostengono il lavoro solo se il gruppo cresce; la leadership deve monitorare il clima all’inizio e poi delegarequote di responsabilità quando il team matura.

C’è anche un punto organizzativo: il potere legale (legato alla posizione) dà diritto di decidere dentro un perimetro; il coordinamento efficace, però, vive anche di potere personale(credibilità, competenza, esempio).

Oggi le organizzazioni reggono meglio dove la leadership sa mobilitare idee e valori, costruire standard di lavoro solidi e, insieme, far crescere autonomia: è qui che l’influenza diventa appartenenza e l’appartenenza si traduce in risultati.

Concludo ricordando che leadership non è un titolo, è una funzione di coordinamento che tiene insieme le settevariabili chiave del gruppo. È un lavoro di accordatura continua: direzione chiara, ruoli definiti, metodi condivisi, clima curato, sviluppo accompagnato.

Quando questa funzione è agita bene, il gruppo diventa un soggetto capace di produrre risultati anche in assenza del leader che è, in fondo, la prova più solida di una leadership che funziona.

Autrice: Lucilla Rizzini

Founder di @Ellecubica;

Direttrice del Master in Coaching riconosciuto da AICP

Master Certified Coach (MCC) ICF

Autrice “Motivati si diventa” edito da Guerini Next.

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