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L’ego è un ottimo consulente, ma un pessimo capo

Ottobre 2025

Eravamo circa a metà riunione. Una di quelle riunioni dense, dove ognuno entra con le proprie priorità, la propria agenda nascosta, e poco spazio per l’ascolto autentico. Un collega propone una soluzione semplice, diretta, quasi ovvia. Una parte di me ha pensato: “Questa idea la potevo dire io”. E in un attimo, senza nemmeno accorgermene, ho cominciato a smontarla. Non perché fosse sbagliata. Ma perché non era mia. Era il 2007, ero una persona diversa da oggi ma comunque consapevole.

Ed è stato proprio agendo quel comportamento che ho capito: a volte l’ego non vuole avere ragione. Vuole solo essere riconosciuto. E se non stai attento, rischia di decidere al posto tuo.

Cos’è davvero l’ego (e perché non è il nemico)

In psicologia, l’ego è la nostra rappresentazione mentale del sé. Non è una parte da combattere: è l’identità che ci dà orientamento, che ci protegge, che ci fa avanzare. Serve, eccome. Ma deve stare al suo posto.

Come diceva Carl Jung:“L’ego deve servire, non comandare.”

Quando invece comanda, ci fa:

Ego e leadership: un equilibrio sottile

Nel libro Motivati si diventa, racconto spesso quanto conti lo sguardo degli altri, soprattutto quando è uno sguardo generativo: capace di vedere potenziale dove altri vedono limiti.

Ma quando lo sguardo degli altri diventa uno specchio in cui cerchiamo conferma continua della nostra identità, allora l’ego prende spazio. E quel bisogno di riconoscimento rischia di diventare un freno alla crescita del team.

Un leader dominato dall’ego:

Un leader che gestisce l’ego:

I dati ci dicono che…

5 segnali che è l’ego a guidare

Se ti capita spesso di:

Esserne consapevoli non significa eliminare l’ego, ma rimetterlo al servizio della relazione, del team, della visione.

Coltivare leadership senza perdere se stessi

Nel libro scrivo:

“Essere motivati è come avere un giardino interiore. Puoi coltivarlo con cura, oppure lasciarlo incolto. […] La motivazione si difende, si nutre, si protegge da parassiti invisibili.

Ecco, l’ego può diventare uno di quei parassiti invisibili. Ti fa reagire invece di scegliere. Ti fa alzare muri dove potresti costruire ponti. Ma se impari a vederlo, puoi tornare al centro del tuo ruolo. Non per avere tutte le risposte, ma per porre domande migliori. Non per brillare da solo, ma per dare spazio (anche) agli altri.

In chi scegli di credere oggi?

Nel capitolo sul riconoscimento, scrivo:

“Chi è stato il tuo pigmalione? Chi ti ha guardato non per ciò che eri, ma per ciò che avresti potuto diventare?”
Essere leader significa anche questo: essere il Pigmalione di qualcun altro, ogni giorno. Non servono supereroi in azienda. Servono persone capaci di lasciare l’ego in panchina, almeno per un po’.

E tu?

Autrice: Lucilla Rizzini

Direttrice del Master in Coaching riconosciuto da AICP & Founder di @Ellecubica

Master Certified Coach (MCC) ICF

Autrice “Motivati si diventa” edito da Guerini Next.

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