Ellecubica

In ogni percorso di coaching, la prima sessione è cruciale. Non solo perché segna l’inizio del viaggio del coachee, ma perché in quel primo incontro si instaurano la fiducia, la connessione e l’apertura che permetteranno al lavoro successivo di essere efficace.

Molti coach si concentrano subito sugli obiettivi o sulle sfide da affrontare. Ma prima ancora di andare in profondità, c’è un passaggio fondamentale da non trascurare: rompere il ghiaccio e creare un clima sicuro e rilassato, in cui il coachee si senta accolto, ascoltato e libero di esprimersi.

Perché rompere il ghiaccio è così importante?

Un coachee durante la prima sessione può portare con sé tante emozioni: entusiasmo, incertezza, timidezza o il timore di essere giudicato. Iniziare con domande troppo dirette o strutturate può irrigidirlo, facendolo chiudere invece che aprire.

In questa fase iniziale, ciò che conta è instaurare una relazione. L’obiettivo non è “partire subito con il coaching”, ma creare le condizioni perché il coaching possa funzionare davvero.

7 domande per creare fiducia e alleanza

Ecco quindi 7 domande leggere ma potenti, perfette per rompere il ghiaccio, stimolare la creatività e permettere al coachee di mostrarsi per quello che è, senza pressioni. Sono domande che non hanno risposte giuste o sbagliate, ma che aprono spazi nuovi nella conversazione.

1. In che ambiente ti senti davvero a tuo agio?

Una domanda semplice che permette alla persona di evocare sensazioni di sicurezza e benessere. Il coach può cogliere elementi utili per creare un contesto favorevole anche nella relazione.

2. Qual è una piccola cosa che ti fa stare bene in una giornata qualsiasi?

Invita a riconnettersi con le proprie risorse quotidiane, mostrando attenzione anche agli aspetti più umani e concreti della vita del coachee.

3. Se dovessi descriverti usando un colore, quale sarebbe?

Questa domanda stimola il pensiero simbolico e creativo. La risposta può aprire a riflessioni su emozioni, energia o stati d’animo presenti in quel momento.

4. Come si intitolerebbe la tua vita ora, se fosse un film o un libro?

Si tratta di una domanda divertente, evocativa e profonda. Permette al coachee di raccontarsi in modo metaforico, offrendo al coach un’immagine ricca di significato da esplorare insieme.

5. Se fossi un gusto di gelato, quale saresti?

Una provocazione giocosa che può svelare tratti di personalità, preferenze, ironia, immaginazione. Perfetta per smorzare la tensione e alleggerire l’atmosfera.

6. Se potessi tornare indietro nel tempo, in che epoca andresti?

Questa domanda fa emergere curiosità, ispirazioni, modelli, o magari anche desideri nascosti. È un modo per esplorare valori e interessi in modo indiretto.

7. Che cosa dice di te l’abbigliamento che indossi oggi?

Una domanda concreta che porta l’attenzione sul presente, sul sé visibile, sulla percezione che si ha di sé e su cosa si vuole comunicare.

 

Queste domande possono essere poste nei primi minuti della sessione o, in alcuni casi, anche prima dell’incontro, via email o messaggio, come piccolo warm-up. Non vanno usate tutte insieme, ma scelte con cura in base al tipo di coachee e alla situazione. A volte basta una sola domanda ben posta per creare il clima giusto.

Il punto non è solo “rompere il ghiaccio”, ma attivare una connessione autentica, che renda il coaching uno spazio sicuro e creativo.

 

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