Ellecubica

In un mondo che misura tutto, risultati, performance, tempo speso su un task (evviva la tecnica del pomodoro), raramente ci chiediamo che tipo di tempo stiamo vivendo. Eppure…anni fa negli Stati Uniti dove ero per un master in coaching umanistico interculturale scoprii che nella lingua greca esistono due parole per descrivere il tempo, e non sono sinonimi: Kronos e Kairos.

Capire la differenza tra queste due dimensioni temporali mi ha insegnato molto, oltre un “riduttivo” esercizio filosofico: è una chiave concreta che mi ha aiutato a cambiare il modo in cui guido le persone, prendo decisioni e costruisco il mio benessere psicofisico.

Kronos: il tempo che scorre (e spesso consuma)

χρόνος è il tempo che si misura: lineare, quantitativo, scandito da orologi e calendari, così come lo intendiamo noi. È il tempo delle scadenze, delle agende piene, delle to List o delle checklist. Ma non solo: è anche il nome del dio greco che divorava i propri figli, se ci pensate una metafora potente del tempo che, se non gestito consapevolmente, finisce per inghiottire le persone e le loro energie.

Nelle organizzazioni dominate dal Kronos (per esperienza il 99,9%) ne deduciamo che:

  • il valore è legato alla velocità e alla produttività,
  • il lavoro si misura in ore spese e obiettivi raggiunti,
  • la logica dominante è quella dell’efficienza operativa.

È il tempo del fare, non del riflettere. Del correre, non del cambiare. E, nonostante, io conosca la differenza tra Kronos e Kairos, ci sono cascate moltissime volte pure io. Del resto la società della performance ti risucchia in un attimo e ritrovare la strada del Kairos richiede impegno e consapevolezza.

Kairos: il tempo che trasforma

καιρός, invece, è il tempo qualitativo. È l’attimo opportuno, il momento giusto per agire, decidere, evolvere. I greci lo rappresentavano come un giovane alato, con un ciuffo che si poteva afferrare solo di fronte: o cogli l’attimo, o lo perdi. Carpe diem.

Kairos, quindi, è il tempo dell’intuizione, della presenza, del cambiamento intenzionale. È il tempo in cui una conversazione genera fiducia. In cui un’idea prende forma perché siamo pronti ad ascoltarla. Succede spesso nelle coaching individuali e di gruppo, potremmo dire che vivere il Kairos favorisce lo stato di flow.

Kronos e Kairos nelle organizzazioni: cosa succede quando viviamo solo il primo?

Lavorare sempre in modalità Kronos significa vivere in uno stato di tensione costante. È il dominio del multitasking, delle urgenze, delle agende sovraccariche. Ma ciò che serve oggi alle organizzazioni non è solo velocità: è senso, direzione, consapevolezza.

Le aziende che si impegnano ad integrare Kairos:

  • creano spazi di riflessione e non solo di reazione,
  • favoriscono la leadership consapevole, non solo operativa,
  • valorizzano il tempo del pensiero, dell’ascolto, del feedback,
  • promuovono un ritmo sostenibile, non una corsa contro il tempo.

Il valore del Kairos per la leadership e il benessere

Non puoi risolvere un problema con lo stesso tipo di pensiero che l’ha generato.” Albert Einstein

Il pensiero lineare, cronologico, da solo non basta più. Serve un tempo diverso per accogliere la complessità, per gestire le emozioni, per motivare davvero le persone. Secondo la Self-Determination Theory di Deci e Ryan (2000), le persone si attivano profondamente quando sentono autonomia, competenza e connessione. Ma queste condizioni non si creano in uno spazio di urgenza: richiedono tempo di qualità.

Come afferma Karl Weick nel suo fondamentale Sensemaking in Organizations:

“Sensemaking is about the interplay of action and interpretation rather than the influence of evaluation on choice.” (Weick, 1995, p. 55)

In altre parole, dare senso richiede un tempo diverso rispetto al semplice decidere o fare: richiede un tempo di Kairos, in cui l’organizzazione non si limita a reagire, ma interpreta, collega, comprende.

Come riconoscere (e allenare) il Kairos nella tua organizzazione

Vi sono alcuni segnali che possono (o devono) essere colti per capire se stai vivendo anche il tempo del Kairos, o solo quello del Kronos. Ho stilato alcune domande, una piccola check-list (non di quelle che ho nominato all’inizio) per guidarti in questa riflessione:

  • C’è spazio per il silenzio, l’ascolto e le domande aperte?
  • I momenti decisivi sono vissuti con consapevolezza o come reazioni automatiche?
  • Il tempo per riflettere è considerato produttivo o una perdita di tempo?
  • Le persone hanno margini per scegliere e per proporre, o solo per eseguire?

 

Allenare il Kairos richiede intenzionalità, non lentezza. Significa saper distinguere ciò che conta davvero da ciò che è solo urgente.

Kairos non sostituisce Kronos. Lo completa. Abbiamo si bisogno di pianificazione e azione, ma anche di profondità. Abbiamo bisogno di efficienza, ma anche di senso.

Chi guida persone oggi, come manager, coach, HR o imprenditori, ha una responsabilità: coltivare spazi di tempo qualitativo, in cui le persone possano non solo fare, ma anche essere. Solo così potremo costruire organizzazioni più umane, sostenibili e pronte al cambiamento.

 

Autrice: Lucilla Rizzini

Founder di @Ellecubica & Direttrice del Master in Coaching riconosciuto da AICP

Professional Certified Coach (PCC) ICF

Autrice “Motivati si diventa” edito da Guerini Next.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Non puoi copiare il contenuto di questa pagina