La discovery call è molto più di una semplice telefonata informativa. È un passaggio strategico fondamentale che segna l’inizio di una possibile relazione di coaching. In questo articolo scoprirai cos’è, perché è importante e come strutturarla al meglio per creare fin da subito fiducia e allineamento con il tuo potenziale cliente.
Che cos’è una discovery call e perché è importante
La discovery call è un colloquio iniziale gratuito in cui coach e potenziale coachee si incontrano per conoscersi e valutare se intraprendere un percorso insieme. Non è ancora una vera sessione di coaching, ma è un momento ad altissimo valore in cui avviene una prima, profonda esplorazione.
La discovery call serve a capire come funziona il potenziale coachee, quali sono i suoi bisogni, quanto è consapevole di sé, e se siamo i professionisti giusti per accompagnarlo nel suo percorso.
Gli obiettivi della discovery call
Valutare la sintonia
Nel coaching la relazione è tutto. La discovery call è l’occasione per osservare se c’è fiducia reciproca, rispetto e una buona vibrazione tra le parti. Non possiamo piacere a tutti, e non tutti i clienti sono adatti a noi.
Esplorare bisogni e aspettative
Durante questa fase iniziale è importante indagare:
Quali sono gli obiettivi del coachee
Quali difficoltà o ostacoli sta affrontando
Che idea ha del coaching e cosa si aspetta dal percorso
Capire se il coaching è la strada giusta
La discovery call è anche un momento di onestà professionale in cui possiamo valutare se il coaching è davvero lo strumento adeguato, oppure se sarebbe più utile un altro tipo di supporto (come la psicoterapia o la consulenza).
Le domande giuste per far emergere il bisogno reale
Una discovery call ben condotta non è un’intervista a senso unico, ma un dialogo intenzionale. Le domande che il coach pone in questa fase sono fondamentali per far emergere i bisogni autentici del potenziale coachee, la sua motivazione al cambiamento e la disponibilità a mettersi in gioco. Ecco alcune domande strategiche che possono guidare la conversazione.
Cosa ti fa pensare che sia il momento giusto per iniziare un percorso di coaching?
Questa domanda aiuta a comprendere il momento di attivazione: perché proprio ora? Cosa è successo o sta succedendo nella sua vita? Capire il “timing” aiuta anche a valutare la reale urgenza percepita dal coachee.
Che differenza vuoi vedere nella tua vita da oggi a tre mesi?
Invita il coachee a immaginare un orizzonte temporale concreto, focalizzandosi su risultati tangibili. È utile anche per chiarire se le sue aspettative sono realistiche.
Qual è una cosa che vorresti cambiare o migliorare da subito?
È una domanda molto concreta, che aiuta a comprendere l’urgenza del bisogno. Porta il coachee a focalizzarsi su una priorità chiara e agibile.
Cosa ti aspetti da me come coach?
Qui si fa chiarezza sul ruolo attribuito al coach. Serve a capire se ci sono visioni distorte (es. “Mi dai consigli”, “Mi risolvi il problema”) e a educare subito alla relazione coach-coachee basata su responsabilità condivisa.
Quando ti sei sentit* davvero sostenut* in passato?
Indaga le strategie personali già usate e può rivelare punti di forza da cui ripartire. È anche una buona occasione per valorizzare le risorse del coachee.
In che contesti ti senti liber* di esprimerti davvero? E cosa, invece, ti blocca?
Questa domanda apre uno spazio più profondo: porta a esplorare i luoghi relazionali sicuri e può aiutare a capire come creare un ambiente di coaching che favorisca apertura e autenticità.
In che modo credi che il coaching potrebbe aiutarti più di altri strumenti che hai già provato?
Questa domanda serve a esplorare il livello di consapevolezza del coachee riguardo al coaching stesso, e se ha già testato altre soluzioni senza ottenere risultati soddisfacenti.
Come si struttura una discovery call efficace
1. Ascolto attivo e domande esplorative
La discovery call contiene elementi tipici del coaching: domande brevi, riflessive, feedback, ascolto empatico. Ma è prima di tutto uno spazio di osservazione e orientamento. Si cerca di far emergere il bisogno reale e il livello di motivazione al cambiamento.
2. Condivisione del patto di coaching
Solo al termine della call si presenta il contratto (o patto di coaching), illustrandolo insieme al coachee punto per punto.
3. Proposta di percorso
Come coach, è importante avere una proposta strutturata (es. pacchetti da 6, 8 o 10 sessioni), ma sempre adattabile. A fine call si spiega:
La durata del percorso
Le modalità (online, in presenza, eventuale affiancamento con formazione)
I tempi e i costi
Cosa può aspettarsi dal lavoro insieme
Si chiede un primo feedback sul percorso proposto, per cogliere eventuali dubbi o resistenze. È fondamentale che il potenziale coachee si senta libero di riflettere e confrontarsi con le persone significative della sua vita prima di decidere.
La discovery call è il vero punto di partenza di ogni relazione di coaching. Non va vista come una formalità o come un passaggio da sbrigare in fretta. È uno spazio prezioso per gettare le basi di un percorso trasformativo fondato sulla fiducia, la chiarezza e la motivazione condivisa.