Prima di partire
E’ la forza che ci spinge ad agire, a raggiungere i nostri obiettivi e a superare gli ostacoli. Ma cosa la alimenta davvero? Perché a volte ci sentiamo motivati e altre volte bloccati?
Capita a tutti, nessuno escluso. Con lo stesso lavoro, le stesse persone, le stesse situazioni. Un giorno ti piace il tuo lavoro e il giorno dopo non ne puoi più. In un contesto così altamente mutevole spesso si inseriscono le facilonerie del “non mollare”, “credici sino alla fine”, e l’assurdo mantra coniato in piena pandemia “andrà tutto bene”.
Chi conosce la scienza della motivazione sa che queste frasi sono come parole al vento, chiacchiere inutili e, spesso, anche controproducenti che tendono a deteriore il mood aziendale o individuale che sia.
La motivazione, lo dice l’etimo stesso, indica un movimento, un movimento che può essere verso un obiettivo desiderato come anche un movimento di fuga da qualcosa di indesiderato. Nel gergo del coaching questa distinzione la chiamiamo verso qualcosa o via da qualcosa. Importanza assume anche il fatto che motivazione condivide con emozione un significato profondo portato da ex-movere (smuovere). Di per sè, quindi, non possiamo asserire di essere sempre motivati ma, viceversa, comprendiamo immediatamente coma la motivazione sia di per sé un concetto dinamico. Da qui l’importanza dell’assunto della motivazione nel metodo del coaching dinamico.
In questo articolo voglio esplorare in modo semplice e chiaro i meccanismi della motivazione, dai bisogni fondamentali agli aspetti neuroscientifici, offrendo ai miei lettori una guida pratica per comprenderla e potenziarla, in sé e negli altri.
Partiamo.
Dove cresce la motivazione
La motivazione è ciò che guida il nostro comportamento, si, ma non è una forza univoca. La motivazione ha bisogno di un ambiente sociale. Non siamo soli e nessuno vince solo. L’ambiente sociale in cui ogni giorno ci muoviamo e lavoriamo trasmette valori, obiettivi e convinzioni. Valori che potrebbero non appartenerci. Alcuni di essi ci appartengono, altri ci influenzano, consapevolmente o meno. Un esempio? Pensiamo al valore del successo sui cui il mondo postmoderno ha perennemente l’acceleratore schiacciato. Se come individuo non condivido questo valore potrei ritrovarmi influenzato e demotivato, non percepirmi capace e poco desideroso di portare valore al contesto. Questi fattori, in definitiva, possono supportare la nostra motivazione o, al contrario, ostacolarla.
I pilastri della motivazione
In un ambiente sociale che, come detto, ci influenza continuamente, che noi lo si voglia e comprenda o meno, la motivazione di ciascuno di noi si muove, avanti e indietro, a destra e a sinistra facendo leva su due fattori principali:
- percepirsi capaci: sentirsi in grado di affrontare sfide e raggiungere obiettivi;
- dare valore: trovare un significato personale nelle proprie azioni.
Questi pilastri, inseriti in un contesto sociale che li alimenta o li limita, determinano la forza della nostra motivazione.
Un sistema complesso
Possiamo immaginare la motivazione come un sistema complesso, composto da:
- bisogni: le necessità fondamentali che cercano soddisfazione dentro di noi
- convinzioni: le credenze che abbiamo su noi stessi e sul mondo che ci circonda
- obiettivi: le mete che desideriamo raggiungere per noi stessi o il nostro contesto, personale o lavorativo.
In altre parole, la motivazione è l’incontro tra ciò che ci manca, ciò che crediamo possibile, e ciò che vogliamo ottenere.
Cosa sono i bisogni?
I bisogni sono necessità psicologiche e biologiche che spingono l’essere umano all’azione. Secondo la teoria classica, i bisogni si dividono in:
- bisogni fisiologici: come il bisogno di sopravvivenza (es. cibo, acqua, sonno).
- bisogni di sicurezza: come protezione e stabilità.
- bisogni sociali: appartenenza e accettazione.
- bisogni di stima: autostima e riconoscimento.
- bisogni di autorealizzazione: crescita personale e realizzazione del proprio potenziale.
I tre bisogni fondamentali
Secondo alcune ricerche più recenti (es. Dweck, 2017), tre bisogni fondamentali influenzano profondamente la motivazione:
- accettazione: sentirsi accolti e compresi dagli altri.
- competenza: percepire di avere le capacità necessarie per affrontare sfide.
- predicibilità: riuscire a prevedere e controllare gli eventi.
Quando questi bisogni vengono soddisfatti, si genera un senso di fiducia e coerenza con sé stessi e ci si sente motivati, al contrario, quando non vengono nutriti possono portare a insicurezza e demotivazione. Quindi, basta dire e dirsi “non mollare”? Evidentemente non basta e, anzi, in certe situazioni è altamente controproducente.
Neuroscienza e motivazione: il sistema di ricompensa del cervello
E’ tutto molto semplice: il nostro cervello è programmato per cercare piacere ed evitare dolore. Un elemento chiave in questo processo è la dopamina, un neurotrasmettitore che:
- si attiva quando anticipiamo una ricompensa (premio gradito o piacere che sia)
- rinforza comportamenti che ci portano gratificazione.
Ad esempio, quando completiamo un progetto che ci stimola e ci sfida, raggiungiamo un obiettivo o riceviamo un complimento (un like ad un post per esempio) il rilascio di dopamina ci fa provare una sensazione di soddisfazione, incentivandoci a ripetere quell’azione. Ed eccoci a scrollare sui social network alla ricerca spasmodica di conferme di adeguatezza sotto forma di like ai post, commenti e apprezzamenti. Succede anche me e allora serve fare un detox dopaminergico. Parleremo anche di questo.
Motivazione intrinseca ed estrinseca
Esistono due principali tipi di motivazione:
- la motivazione intrinseca: deriva dal piacere o dall’interesse per l’attività stessa. Ad esempio, imparare una nuova lingua per il piacere di conoscere. Possiamo anche definirla la passione ossia il fare qualcosa per il puro piacere di farlo.
- la motivazione estrinseca: guidata da ricompense esterne, come riconoscimento, denaro, promozioni o approvazione sociale. La classica pacca sulla spalla e molti interventi di team building così come la tecnica del bastone e della carota rientrano in questa categoria.
Studi neuroscientifici dimostrano che la motivazione intrinseca è spesso più duratura e sostenibile nel tempo, poiché attiva circuiti cerebrali legati al benessere e alla soddisfazione personale. Ma ciò non significa che l’estrinseca non abbia un suo valore circoscritto ed ampio, la contempo. Lo vedremo.
Il ruolo delle convinzioni
Le nostre convinzioni personali, unite a quelle dell’ambiente in cui ci muoviamo, influenzano profondamente la nostra motivazione. Credere di essere capaci di affrontare una sfida può aumentare il nostro impegno, mentre dubitare delle proprie capacità può portare alla rinuncia.
Convinzioni motivazionali comuni
Alcune convinzioni comuni che influenzano la motivazione includono:
- “non sono portato per questo.”
- “gli ostacoli sono troppo grandi.”
- “non sono ancora capace ma posso farcela con impegno e costanza.”
Riconoscere e lavorare sulle proprie convinzioni limitanti è un passo essenziale per migliorare la motivazione ed è fulcro di un processo di coaching dinamico.
Strumenti pratici per aumentare la motivazione propria e altrui
Condivido alcune strategie pratiche per potenziare la motivazione. La lista non è esaustiva e anche di questo aspetto troveremo altri spunti nei prossimi articoli.
1. Definire obiettivi chiari
Gli obiettivi devono essere:
- specifici: evitare obiettivi vaghi come “voglio essere felice” oppure “voglio essere più sereno sul posto di lavoro”. Devono puntare su mete concrete;
- misurabili: avere indicatori chiari di successo;
- avere degli alleati: far leva su un contesto sociale (vedi sopra) di supporto e non di ostracismo;
- realisticamente realizzabili: avere un fondamento di possibilità. Devono essere collocati fuori dalla zona di comfort ma non nella zona di panico;
- tempificati: con una scadenza definita. Al poso di dire quanto prima dovrà essere entro il 31 marzo 2025 (per esempio);
- ecologici: obiettivi legati ai nostri valori più profondi perseguendo gli stessi ci nutriamo e valorizziamo;
- coraggiosi: obiettivi che ci portano a fare qualcosa che in una situazione normale non avremmo fatto. Non servono gesta eroiche ma significative al di fuori della zona di comfort.
2. Creare routine positive
La motivazione non è sempre costante, ma delle buone routine possono mantenerci in carreggiata. Ad esempio:
- dedica 10 minuti al giorno a un progetto importante per noi come anche leggere, fare attività fisica, scrivere, decomprimere etc.
- premia i propri progressi con piccole gratificazioni.
3. Coltivare la motivazione intrinseca
Trovare significato in ciò che si fa, concentrandosi sul valore personale dell’attività. Ad esempio:
- chiedersi: “perché questo è importante per me?”
- cercare di apprendere o crescere attraverso l’attività: “cosa posso imparare di nuovo?”
4. Gestire le emozioni
Le emozioni giocano un ruolo cruciale nella motivazione. Tecniche come la mindfulness, il training autogeno o il journaling possono aiutare a gestire ansia e frustrazione.
5. Costruire un ambiente di supporto
Circondarsi di persone che ispirano e sostengono. L’influenza sociale può rafforzare la tua motivazione e il tuo impegno. Vivendo in un ambiente sociale tossico o demotivante noi stessi potremmo diventarne parte.
Concludendo, per oggi, la motivazione è una forza complessa e affascinante, radicata nei nostri bisogni, nelle nostre convinzioni e nei meccanismi del cervello.Comprenderla è il primo passo per coltivarla e trasformarla in uno strumento potente per il successo e il benessere.
Ricorda: la motivazione non è solo una questione di forza di volontà, ma di strategia e consapevolezza.
Buona motivazione!
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Autrice: Lucilla Rizzini
Direttrice del Master in Coaching riconosciuto da AICP & Founder di @Ellecubica
Professional Certified Coach (PCC) ICF
Esperta di comunicazione interculturale per il business