Promuoversi come coach significa raccontare in modo chiaro e autentico chi sei, cosa offri e in che modo puoi essere davvero utile a chi ti segue. Tuttavia, anche i coach più preparati commettono spesso piccoli errori che compromettono la loro capacità di attirare i clienti giusti.
In questo articolo analizzeremo i tre errori più comuni che puoi commettere nel promuoverti – sia online che offline – e come trasformarli in opportunità per costruire relazioni autentiche e far crescere davvero la tua attività di coaching.
Errore 1: Parlare solo di te e del tuo servizio
Quando comunichi come coach, è normale voler raccontare chi sei, i tuoi traguardi, quanto è valido il tuo metodo. Ma se il tuo messaggio è centrato solo su di te, chi ti legge rischia di sentirsi escluso.
Comunicare non è fare un monologo, ma creare una relazione. I post che parlano solo del tuo percorso personale, dei tuoi successi o dei benefici del tuo servizio rischiano di non coinvolgere chi ti ascolta. È come entrare in una stanza dove tutti parlano tra loro, ma nessuno si rivolge a te.
Raccontare esperienze personali va bene, ma solo se serve a creare risonanza e connessione. Le storie funzionano quando chi legge riesce a rivedersi, a trarne uno spunto o un’ispirazione concreta.
Non dire: “Sono un coach certificato e il mio metodo ha aiutato decine di persone.”
Piuttosto: “Ho vissuto momenti in cui mi sentivo bloccata. Oggi so cosa significa sbloccarsi, e ho strumenti per accompagnare chi si trova nella stessa situazione.”
Errore 2: Non fare domande (e non lasciare spazio al dialogo)
Uno degli errori più diffusi è quello di usare la comunicazione come un megafono. Ma la comunicazione efficace è un ponte, non un palco.
Se parli sempre tu – nei post, nelle email, durante le consulenze gratuite – l’altra persona si stanca. E spesso non si sente coinvolta. Questo accade soprattutto quando la promozione diventa una lista di benefici o caratteristiche del coaching, senza alcuna apertura all’ascolto.
Inserire domande vere e sentite nei tuoi contenuti cambia la prospettiva. Attiva il pensiero di chi ti legge, stimola la riflessione, crea partecipazione.
Esempi:
“Cosa ti sta insegnando questo periodo?”
“Quando ti sei sentito davvero efficace, l’ultima volta?”
“Che idea ti sei fatto di cosa sia il coaching?”
Anche offline, durante le prime conversazioni con un potenziale cliente, fai domande prima di parlare del tuo servizio. Solo così potrai davvero capire se – e come – puoi aiutarlo.
Errore 3: Non offrire valore concreto
Puoi avere un feed curatissimo, una grafica impeccabile, contenuti motivazionali d’impatto… ma se chi ti segue non capisce cosa può ottenere da te, difficilmente tornerà.
Le persone cercano due cose sui social: ispirazione e informazione utile. Perciò, ogni tanto, offri contenuti semplici, pratici e immediati.
Bastano piccoli strumenti da applicare subito, che dimostrino la tua competenza e aiutino chi legge a migliorare un aspetto specifico della propria vita o lavoro.
Esempi:
“3 domande per superare il blocco da prestazione.”
“Due tecniche per gestire l’ansia prima di un colloquio.”
È fondamentale dimostrare valore prima di chiedere qualcosa in cambio.
Anche nella relazione offline, proporre un primo incontro gratuito o una sessione conoscitiva può servire a far comprendere concretamente che tipo di trasformazione puoi offrire, senza pressioni o tecniche aggressive.
Concludendo, possiamo quindi affermare che non esiste una formula magica per comunicare bene. Esistono presenza, onestà e coerenza. Le persone non cercano coach perfetti, ma professionisti umani, autentici, capaci di ascoltare e di offrire valore reale.