“Ho capito che avrei dovuto lasciare l’ego in panchina”
Questa frase non è solo un’ottima metafora, ma è stata pronunciata da Sergio Scariolo, uno degli allenatori di basket più vincenti della scena internazionale. Ho avuto il piacere di conoscere Sergio e intervistarlo per il libro #motivatisidiventa. Mi ha raccontato di uno dei momenti cruciali della sua carriera: si trovava a gestire un gruppo di giocatori straordinari, ma l’elemento che più ostacolava il successo non era la mancanza di talento, bensì l’eccesso di ego.
Scariolo racconta come, per vincere, non basti avere grandi qualità individuali: è fondamentale che ogni giocatore metta l’obiettivo della squadra davanti al proprio bisogno di emergere. Solo quando alcuni atleti hanno imparato a sacrificare una parte del loro ego per il bene del gruppo, la squadra ha raggiunto il successo.
Questa lezione non vale solo per lo sport: l’ego ingombrante è una delle principali barriere anche nella crescita personale e professionale.
Ma cos’è davvero l’ego? E quando diventa un problema?
Cos’è l’ego?
L’ego è una componente centrale della nostra identità. In termini psicologici, possiamo definirlo come la rappresentazione che abbiamo di noi stessi e il filtro attraverso cui interpretiamo il mondo. Sigmund Freud lo considerava il mediatore tra il nostro inconscio e la realtà, mentre Carl Jung parlava dell’ego come di un costrutto che ci aiuta a navigare nella società e a dare senso alle esperienze personali.
Avere un ego sano è fondamentale: ci aiuta a sviluppare sicurezza, ambizione e resilienza. Tuttavia, quando l’ego diventa ingombrante, può trasformarsi in un ostacolo al successo e al benessere, portando a comportamenti disfunzionali e a decisioni sbagliate.
L’ego tra luce e ombra
Vi sono aspetti positivi e no. Vediamo i primi:
✔️ Fornisce autostima e sicurezza in sé stessi.
✔️ Spinge all’ambizione e alla ricerca del miglioramento.
✔️ Aiuta a stabilire confini e proteggere la propria identità.
✔️ Può essere un motore per la motivazione e la leadership.
Mentre per i negativi sappiamo che un’ego ingombrante:
- Porta all’arroganza e all’incapacità di accettare critiche.
- Genera conflitti interpersonali e difficoltà nel lavoro di squadra.
- Spinge a difendere la propria immagine a scapito della crescita personale.
- Ostacola la capacità di apprendere dagli errori e di adattarsi.
Quando l’ego prende il sopravvento, il focus si sposta dalla crescita personale alla difesa della propria immagine. Questo si manifesta in diversi modi:
1. Il bisogno costante di approvazione
Le persone con un ego dominante tendono a ricercare continuamente conferme esterne. Il loro valore personale dipende dal riconoscimento altrui, rendendoli vulnerabili alla critica e incapaci di gestire il fallimento. Quanti manager e professionisti conosci con questa caratteristica?
2. L’incapacità di riconoscere i propri errori
Un ego ipertrofico porta a negare gli errori e a trovare giustificazioni per ogni insuccesso. Questo limita l’apprendimento e impedisce il miglioramento continuo. Nel team, la presenza di persone con queste caratteristiche, porta a disequilibri e conflitti.
3. La necessità di avere sempre ragione
Un ego dominante porta a ignorare punti di vista alternativi, ostacolando il lavoro di squadra e il problem solving. Il risultato? Ci si incaponisce ricercando sempre la ragione e si dimentica la cosa più importante, il risultato da raggiungere.
4. L’ossessione per lo status e il controllo
Le persone guidate da un forte ego cercano il potere e la supremazia sugli altri, spesso a discapito del benessere collettivo. Questo genera ambienti di lavoro tossici e compromette le relazioni interpersonali. Il lavoro di Anderson & Kilduff (2009) mostra che i leader con un ego elevato possono avere successo inizialmente, ma alla lunga creano ambienti meno collaborativi e più conflittuali.
5. Il blocco alla crescita personale
Un ego ingombrante impedisce di mettersi in discussione e di sviluppare nuove competenze. Le persone che si vedono come “arrivate” non cercano miglioramenti, rimanendo bloccate nella loro zona di comfort. Del resto se ho 30 anni di esperienza in un ruolo come posso pensare di apprendere partecipando ad un corso di formazione o ad un team coaching?
Un ego sano è una risorsa, ma un ego ingombrante può diventare un ostacolo alla crescita personale e professionale. Nel coaching dinamico, riconoscere questi meccanismi è essenziale per sviluppare una mentalità aperta, pronta al cambiamento e all’apprendimento continuo.
Vuoi approfondire questi temi? Troverai un capitolo dedicato nel libro “Motivati si diventa” di Lucilla Rizzini – edito da Guerrini Next! Lo trovi in libreria oppure in Amazon a questo link.
Autrice: Lucilla Rizzini
Direttrice del Master in Coaching riconosciuto da AICP & Founder di @Ellecubica
Professional Certified Coach (PCC) ICF
Esperta di comunicazione interculturale per il business